Migra - osservatorio sulla discriminazione degli immigrati nel lavoro

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TURISMO E IMMIGRAZIONE. Discriminazione e lavoro nero.

  • 02/03/2007
  • Martina Secchi

TURISMO E IMMIGRAZIONE. Discriminazione e lavoro nero. Dall’opportunismo all’opportunità del lavoro immigrato

“La discriminazione rappresenta un costo e costituisce una minaccia alla coesione sociale. Non solo. La discriminazione è svantaggiosa perché può portare ad un rafforzamento della segmentazione del mercato del lavoro, può ridurre l’efficacia delle politiche pubbliche, alimentare vissuti di rottura che possono portare alla devianza, inibire l’espressione del potenziale di categorie socialmente svantaggiate” - ha affermato Serena Piovesan ricercatrice di Migra nel Convegno di martedì 27 febbraio organizzato a Riva del Garda da Migra - Osservatorio sulla discriminazione degli immigrati nel lavoro.

Evitare la discriminazione sarebbe utile sia per motivi etici, ma anche per motivi utilitaristici: minori costi per la collettività e maggiori guadagni per i singoli, sia per gli operatori del settore che per i lavoratori.

La situazione oggi appare diversa: il datore di lavoro fatica spesso ad accettare l’idea che un immigrato rappresenti un’opportunità mentre vi ricorre il più delle volte per necessità. Se il settore terziario manifesta un alto dinamismo - sono 9000 le assunzioni di lavoratori immigrati su 13.400 occupati in Trentino - non mancano però le ombre: si registra infatti un aumento percentuale di infortuni di lavoratori stranieri e una quota consistente di lavoro nero.

“Il lavoro nero? Non esiste nei nostri alberghi e non mi risultano esserci nemmeno particolari differenze di retribuzione tra italiani ed esteri - ha replicato Anna Perugini dell’Associazione Albergatori. Sulla stessa linea anche Graziano Zambanini dell’Unione Commercio e Turismo di Trento che ha sottolineato che se di lavoro nero si vuole parlare è solo lavoro nero temporaneo per problemi burocratici che impediscono al datore di lavoro di fare assunzioni “veloci”.

Quello della legislazione rappresenta un ostacolo sia per datori di lavoro che per il mondo sindacale; le rigidità della legge Bossi Fini non solo creano meno opportunità per i lavoratori stranieri, costringendoli a passare dalla regolarità ad una posizione irregolare, ma anche per i datori di lavoro che preferirebbero norme più flessibili.

“Resta il fatto” come ha affermato Giovanni Tascino della Cisl - “che nel settore del turismo il lavoro nero raggiunge una quota del 18%: dati preoccupanti che possono anche cambiare totalmente se si pensa a tutto il non controllato, il sommerso” Una soluzione possibile - continua Tascino – “sarebbe la contrattazione decentrata, cioè contratti integrativi provinciali estesi anche alla categoria degli immigrati”.

“Il lavoro nero rappresenta una piaga del settore e non solo a Riva, ma in particolare in altre valli del Trentino: Val di Non, Val di Sole, Val di Fiemme, Val di Fassa dove il turismo impiega soprattutto lavoratori stranieri” - ha ribadito Roland Caramelle della Filcams-CGIL.

Una modalità per superare il problema potrebbe essere quella di estendere il concetto di “ certificazione dell’azienda anche agli standard lavorativi della struttura oltre che alla qualità del servizio fornito” - ha sottolineato Adalberto Mosaner, Vicesindaco di Riva del Garda. In altre parole “il turismo di qualità deve passare prima di tutto attraverso il rispetto delle persone”.

L’incontro, moderato da Franca Bazzanella dell’Osservatorio Migra è servito dunque a mettere a confronto realtà diverse. Un primo passo per andare oltre l’opportunismo verso un’idea del lavoratore immigrato come soggetto di diritti ma anche del lavoro immigrato come opportunità per la nostra industria turistica.

Editoriale a cura dell'Osservatorio Migra, pubblicato sul Trentino il 1 marzo 2007