Migra - osservatorio sulla discriminazione degli immigrati nel lavoro

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Nuove politiche per prevenire il caporalato

  • 14/11/2006
  • Osservatorio Migra

Nuove politiche per prevenire il caporalato Un semestre. Tanto passò dalla creazione del nuovo governo. A tutt’oggi la legge Bossi-Fini che Doudou Diene, relatore speciale dell’Onu su razzismo e xenofobia, ha definito senza mezzi termini ed ancora di recente, come «incitante alla discriminazione e alla criminalizzazione» dell’i mmigrato non è ancora stata abrogata. Le recenti modifiche prospettate dal ministro dell’interno, Giuliano Amato, suscitano alcuni interrogativi. Sembra ci si stia avviando verso un «superamento dei Cpt» per sostituirli con i «centri per l’esecuzione dell’espulsione» destinati ai «soggetti più inclini all’illegalità e di più elevata pericolosità». Il tempo dimostrerà se questa riconversione sarà possibile, utile e salvaguarderà i diritti umani fondamentali degli immigrati in cerca di lavoro. Il Ministro dell’Interno vorrebbe mantenere il “decreto flussi”, ma con cadenza triennale, estendendolo a tutti coloro che hanno presentato domanda (circa 500.000) e che oggi lavorano in nero in mano di caporali senza scrupoli. Detto decreto è certamente un passo avanti per favorire l’i ntegrazione e prevenire la discriminazione nel lavoro anche nel nostro Trentino. In un’intervista rilasciata sul numero di novembre del mensile “Polizia Moderna” il Ministro sembra dare una stoccata anche al nostro territorio: “Deve essere chiaro che l´integrazione non è assimilazione, ma contaminazione. Perciò credo che sia utile il lavoro che stiamo facendo sulla Carta dei valori, così come è utile la nuova legge sulla cittadinanza. Tutto questo, però, non basterà se gli italiani non comprenderanno che a volte sono anche i loro comportamenti a favorire l´illegalità. A cominciare da coloro che sfruttano gli immigrati nelle campagne e nell´edilizia. Responsabilità si delle Istituzioni ma anche degli imprenditori, dei cittadini. Ma non della Coldiretti sembra rispondere amareggiato Gabriele Calliari, presidente della Coldiretti del Trentino, dopo l’operazione della polizia che ha portato alla luce una presunta organizzazione che sfruttava il desiderio di cittadini marocchini di lavorare in Trentino. Otto persone sono state arrestate: tre cittadini marocchini si trovano in carcere, mentre 5 imprenditori agricoli trentini sono agli arresti domiciliari. Calliari, interpellato da diverse testate giornalistiche locali, ha sottolineato – in attesa che venga accertato o meno quanto emerso sinora – che l’agricoltura trentina è sana al 99%. In questi anni – ha affermato tra l’altro il presidente di Coldiretti – è stata costruita una buona collaborazione con gli uffici provinciali e con la questura ed è stato fatto molto per l’accoglienza dei lavoratori stranieri nell’agricoltura trentina. Insomma, anche dai recenti fatti si continua a guardare all’immigrato esclusivamente come “ forza-lavoro”. Purché sia forza lavoro non discriminata. Fino a oggi, pochi sono stati quelli che hanno potuto usufruire del decreto flussi sovracitato e molti gli irregolari in mano ai caporali. Il programma dell’Unione, invece, aveva previsto l’introduzione di “un permesso per ricerca di lavoro” e una forma più semplice di regolarizzazione stabile, per evitare ulteriori accumuli di immigrati irregolari. Secondo molti osservatori è interessante la proposta di riduzione del numero degli anni di residenza in Italia necessari per ottenere la cittadinanza. Si passerebbe dagli attuali dieci ai futuri cinque anni. Mentre suscita qualche perplessità la necessità di avere determinati redditi per poter entrare, integrarsi, soggiornare. L’Italia, a tutt’oggi, continua a essere l’unico paese dell’Unione europea a non avere una legge organica sull’asilo politico. Il rapporto Caritas Migrantes 2006 per la prima volta ha connesso le politiche legate all’i mmigrazione con le politiche legate alla cooperazione allo sviluppo. La finanziaria ha stanziato 600 milioni di euro per la cooperazione. Si tratta di un aumento del 70% rispetto alla precedente. Per cui, sembra, un’inversione di tendenza, una discontinuità come si usa dire oggi. In realtà siamo passati dallo 0,12% allo 0,15% del Pil, ben lontano dallo 0,33 promesso dal programma dell’U nione. Tra l’altro, non s’intravede, se non dalle dichiarazioni del Ministro Paolo Ferrero che non ne ha competenza, alcuna indicazione di come si voglia raggiungere lo 0,33% nei prossimi tre anni (in vista dello 0,70% nel 2011). In questo semestre non si è messa mano alla vecchia legge 49/87 e alcuni disegni sono stati presentati da Alleanza Nazionale mentre l’Ulivo sembra fare attenzione alla cooperazione decentrata. A partire anche dal nostro territorio che non ha solo storie negative da raccontare.