Migra - osservatorio sulla discriminazione degli immigrati nel lavoro

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Caporalato in Trentino?

  • 12/11/2006
  • Osservatorio Migra

Caporalato in Trentino? Forse, anzi sicuramente, non è la Puglia, come molti in questi giorni hanno sostenuto cavalcando il clamore sollevato dallo scandalo degli arresti per caporalato in Trentino. Però è lo spaccato di una realtà, (se più o meno diffusa saranno le indagini e le ricerche già avviate intorno al fenomeno migratorio nella nostra provincia a stabilirlo) che molti non ammettevano o più semplicemente evitavano di considerare. Per non contaminare l’effigie (troppo) idealizzata di un Trentino isola felice di lavoro, guadagni, convivenze, integrazioni. Dove i fatti sembrano però confermare, una volta di più, alcuni dei più gravi problemi riscontrati nel resto del paese, anche per quanto riguarda questo tipo di fenomeni. I particolari della vicenda sono ormai noti, visto lo spazio che hanno occupato nelle prime pagine dei giornali locali (vedi rassegna stampa): tutto è nato dalla denuncia di un immigrato marocchino. Rimasto improvvisamente senza lavoro ha deciso, non avendo più niente da perdere, di raccontare tutto alla polizia. Ne è emersa una storia tragica e disperata, purtroppo non nuova quando si parla di gente immigrata. Una storia che mette a nudo gli ingranaggi di un meccanismo che si alimenta della clandestinità di molti immigrati, arrivati in Italia con visti regolari, rilasciati dalle ambasciate italiane nei loro paesi, ma che poi si ritrovano improvvisamente, e inaspettatamente, clandestini. Come ha spiegato Alessandra Manzana, direttrice del servizio ispettivo dell’ufficio del lavoro provinciale, descrivendo il funzionamento della chiamata dei lavoratori stagionali: “le aziende segnalano i nomi degli stranieri che desiderano assumere. Noi istruiamo le pratiche verificando tutto il necessario. Poi tutte le carte vengono inviate all’a mbasciata italiana del paese interessato, dove il lavoratore si presenta per ritirarle e partire per l’Italia”. Anche Abdel (nome fittizio) ha seguito queste procedure ma una volta giunto in Italia è rimasto vittima dei raggiri organizzati da un gruppo di suoi connazionali finiti in carcere. Una volta arrivato a Milano infatti, ha cercato invano di contattare il cellulare dei connazionali “ caporali” ai quali aveva già versato migliaia di euro, in cambio della promessa di un posto di lavoro e di un permesso di soggiorno. Solo dopo otto giorni, cioè il tempo limite entro cui presentarsi alla questura con il visto per ottenere un permesso di soggiorno e mettersi in regola, qualcuno risponde al telefono. Proprio quando Abdel è ormai un clandestino e, in quanto tale, meglio ricattabile e sfruttabile per impieghi vari nel lavoro nero, con compensi da fame, nell’edilizia o nell’agricoltura. Sei sono le aziende trentine che avrebbero approfittato di questa situazione, coinvolte con l’accusa di aver favorito l’ingresso e la permanenza sul territorio di clandestini. Certo il livello di coinvolgimento degli agricoltori trentini arrestati per questa vicenda è ancora da dimostrare. Ma un primo, importante, risultato questo episodio è già riuscito ad ottenerlo: la visibilità di un problema che per essere risolto sicuramente necessita di risposte concrete, che vadano oltre la (necessaria) pena inflitta ai colpevoli di turno, per suggerire nuovi scenari di intervento e di controllo e favorire lo snellimento di procedimenti burocratici che spesso sono il primo ostacolo per una buona integrazione del cittadino immigrato. Insomma, anche in Trentino può rimanere vittima di sfruttamento e discriminazione. Ecco perché, accanto all’azione fondamentale di chi può materialmente impegnarsi nel tentativo di cambiare questi meccanismi, è importante l’attività di monitoraggio di tutte quelle realtà che attraverso le loro ricerche e i loro studi tentano di fotografare la situazione e l’entità del fenomeno migratorio in Trentino. La ricerca avviata da Migra sulla discriminazione dei lavoratori immigrati nella nostra provincia, tenta di rispondere a queste esigenze. Concentrandosi su quelle categorie dove più spesso vengono rilevate situazioni di sfruttamento, discriminazione e lavoro nero: lavoro domestico, costruzioni, servizi commerciali e turistici. Un lavoro appena iniziato e i cui dati definitivi saranno disponibili alla fine del 2007.