Le professioni “abbandonate”
Il dato non rappresenta certo una novità, ma trova una ulteriore conferma: i lavoratori di origine immigrata coprono i lavori che gli italiani, in generale, non sembrano più intenzionati a svolgere. Ciò non significa che non vi siano, tra i lavoratori stranieri, anche professionalità altamente qualificate. E’ altrettanto vero, però, che determinate mansioni rimarrebbero in larga parte scoperte senza la manodopera di origine immigrata.
Il dato emerge dal Rapporto annuale dell’Istat sulla situazione del Paese nel 2009. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, anche nel contesto della crisi economica internazionale gli immigrati continuano a rispondere alla domanda di lavoro non soddisfatta dalla manodopera locale. Ad esempio, circa la metà delle lavoratrici straniere si concentra in cinque professioni: collaboratrice domestica, addetta nelle imprese di pulizia, cameriera, inserviente di ospedale e commessa.
Più in generale, lo scorso anno si è registrato un aumento di 77mila persone straniere disoccupate e di 113mila persone immigrate inattive, mentre la crescita dell’occupazione è stata di 147mila unità, concentrata nelle professioni non qualificate e in quelle operaie, dove la presenza di stranieri era già alta.
Dando infine un’occhiata al quadro complessivo, la crisi economica internazionale si è tradotta in un peggioramento della condizione occupazionale tanto degli italiani quanto degli stranieri. Infatti, il tasso di occupazione degli italiani, diminuito nel 2009 di oltre un punto percentuale, si confronta con la flessione più che doppia di quello degli stranieri (dal 67,1% del 2008 al 64,5% del 2009). Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, si registra una crescita sia fra gli italiani (nel 2009 è del 7,5%), sia fra gli stranieri (11,2% nel 2009).