Integrazione nelle periferie
“Processi migratori e integrazione nelle periferie urbane. Per un’integrazione possibile”. Questo il titolo del convegno promosso recentemente dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in occasione della presentazione della ricerca omonima commissionata dal ministero dell’Interno.
“Non ci può essere sicurezza senza integrazione. E’ un binomio inscindibile” ha affermato il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Parlando dell’importanza della ricerca, Maroni ha sottolineato che “queste azioni coinvolgono il governo, il ministero dell'Interno e soprattutto il mondo delle autonomie, i comuni, per definire un modello di intervento italiano di eccellenza nella gestione dei processi di integrazione dei cittadini stranieri”.
Cosa dice la ricerca
La ricerca è stata presentata dal professor Vincenzo Cesareo dell’Università Cattolica di Milano. Nata dall’esigenza di dare una risposta all’interrogativo se le periferie urbane dell’Italia possano dar luogo a eventi quali quelli delle banlieues francesi, la ricerca evidenzia che le zone periferiche sono in generale aree deboli, nelle quali si insediano popolazioni portatrici di disagio sociale, immigrate ma anche non immigrate, dove spesso le infrastrutture e i servizi pubblici sono carenti e dove si registrano forme di deprivazione socio-culturale e di criminalità piuttosto diffusa.
“Proprio per tali caratteristiche queste aree periferiche – si legge nella ricerca – possono configurarsi come veri e propri incubatori non solo di devianza, ma anche di xenofobia e di mixofobia, intesa quest’ultima come paura che gli individui avvertono, nel proprio contesto abituale, quando si trovano a contatto con la diversità. Questa paura di mescolarsi con gli altri, di vivere e condividere gli spazi con il “diverso” può dare vita a pericolose tendenze segregazionistiche”.
La ricerca rileva, tra l’altro, che a una maggiore concentrazione di popolazione straniera può corrispondere una maggiore percezione del rischio. Peraltro, la persistente percezione di insicurezza, con picchi in concomitanza del verificarsi di eventi scatenanti, provoca la richiesta di maggiore protezione da parte della popolazione residente, non solo italiana ma anche immigrata, che sollecita una migliore vigilanza e un più efficiente controllo del territorio in grado di assicurare una maggiore prossimità ai cittadini e quindi una più valida protezione nei loro confronti.
Secondo la ricerca, nelle zone periferiche si evidenzia inoltre la difficoltà dei processi di integrazione delle nuove generazioni di immigrati, il che rappresenterebbe un punto cardine sul quale riflettere in relazione anche agli avvenimenti francesi: il disagio scolastico e la carente socializzazione dei minori stranieri sono segnali e cause di malessere, secondo la ricerca, che possono comportare gravi conseguenze per il futuro. Tra gli altri problemi che riguardano l’integrazione degli immigrati nelle aree periferiche vi sarebbe la scarsa conoscenza della lingua e della cultura italiana. Sempre critica sembra risultare la scarsa comunicazione esistente tra famiglie italiane e quelle immigrate, nonché la diffusione, anche tra le nuove generazioni, di pregiudizi e di stereotipi negativi.
La ricerca contiene anche alcune indicazioni partendo dall’idea che l’esperienza francese, e non solo francese, insegna che le aree deboli, e più in generale i quartieri cittadini, devono essere luoghi di interazione, di attività collettive, di comunicazione e di scambio. La loro vita è costruita dalle persone che vi abitano e che debbono trovarvi le opportunità necessarie allo sviluppo di un’appartenenza comune, pilastro sul quale si può costruire una pacifica convivenza. I quartieri devono pertanto essere, o tornare a essere, riferimenti identitari per le popolazioni residenti, cioè dei “luoghi” e non dei “non luoghi”. Per far fronte al disagio sociale, culturale e abitativo delle periferie italiane, secondo lo studio occorre quindi predisporre interventi finalizzati a riqualificare le aree degradate, a ridurre l’affollamento abitativo, a fornire servizi efficienti, ad assicurare un adeguato controllo del territorio e l’osservanza delle regole da parte di tutti coloro che vivono su un determinato territorio, anche tramite iniziative finalizzate all’acquisizione e alla condivisione delle regole stesse.