Immigrazione e lavoro
Vivono in Italia in media da 7 anni, hanno titoli di studio paragonabili a quelli della popolazione italiana, nel 32% dei casi hanno sperimentato in passato forme di lavoro irregolare. Oggi il 29% fa l’operaio, il 21% è colf o badante, il 16% lavora in alberghi e ristoranti. È questo il ritratto degli immigrati che lavorano nel nostro Paese che emerge da un’indagine svolta da Ismu, Censis e Iprs per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La metà degli immigrati che lavorano in Italia dichiara di percepire una retribuzione netta mensile compresa tra 800 e 1.200 euro. Solo il 13,3% ha una retribuzione che va da 1.200 a 1.500 euro e appena l’1,2% guadagna più di 2.000 euro.
“I risultati dell’indagine – afferma una nota del Censis – sfatano il mito secondo il quale gli immigrati sono coinvolti in forti processi di mobilità sociale: l’Italia non è l’America per loro. Prevalgono i percorsi di mobilità orizzontale (il 66,6% dei cambiamenti di lavoro non determina una modifica sostanziale della loro posizione sociale), solo nel 21,5% dei casi si verificano percorsi di mobilità ascendente e nell’11,9% il cambiamento porta addirittura a un peggioramento della propria condizione lavorativa. I fenomeni di dequalificazione professionale e mobilità discendente – aggiunge il Censis – risaltano ancora di più se si considera che il 59,8% degli stranieri che lavorano in Italia aveva già una occupazione nel Paese di origine.”