Migra - osservatorio sulla discriminazione degli immigrati nel lavoro

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L’integrazione si ferma in cucina

17/12/2008

Aumentano i conflitti tra condomini causati dagli odori della cucina etnica. Rappresentano, infatti, il 27% sul totale annuo delle liti condominiali e insieme ai rumori provenienti da altri appartamenti costituiscono la principale motivazione delle dispute tra gli abitanti dello stesso immobile. Lo rileva l’Anammi, l’Associazione degli amministratori d’immobili, che ha stilato recentemente una classifica delle motivazioni che causano le liti condominiali. Fra le altre cause di litigio incluse nella classifica vi sono la collocazione in ambito condominiale di oggetti e mezzi di un singolo condomino, la fioriera attaccata al muro, l’automobile parcheggiata in uno spazio non autorizzato nel garage condominiale, i rumori in cortile, il bucato gocciolante, i mozziconi gettati dalla finestra e lo sbattimento di tovaglie. Tornando agli odori di cucina, l’Anammi sottolinea che “il caso più classico è quello del gruppo di condomini che si lamenta per il forte odore di cucina orientale”. L’80%, infatti, delle liti di stampo “etnico-culinario” coinvolgono immigrati di origine asiatica (India, Bangladesh e Pakistan), seguiti dai cinesi (15%) e da immigrati dal Maghreb (in particolare Tunisia e Marocco). Nell’ottica di favorire la conciliazione in condominio, l’Anammi suggerisce il controllo dell’impianto di aerazione che, se ben funzionante, “attutisce” gli aromi più forti. “Questo però non blocca del tutto un odore speziato – afferma il presidente dell’Anammi – e quindi l’amministratore dell’immobile deve tentare in tutti i modi la via del dialogo, anche ricorrendo a qualche stratagemma, come ad esempio una cena etnica tra condomini o un giro nella cucina della famiglia di immigrati, in modo da far capire che in quel posto non succede nulla di strano. È un modo per superare la barriera tra due mondi”.

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