Migra - osservatorio sulla discriminazione degli immigrati nel lavoro

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Etnocentrismo

è l'atteggiamento per cui i membri di un gruppo etnico si giudicano superiori alle altre etnie e ne misurano il grado di civiltà in base alla somiglianza dei loro valori, usi, istituzioni, etc. con i propri. Il termine è stato introdotto da William Summer (Costumi di gruppo, Edizioni di Comunità, 1962 (1906)), il quale nota come molti gruppi etnici si definiscano con termini che significano "i belli", "i valorosi", "i ricchi", "gli eletti", "gli uomini", e denominino gli stranieri con espressioni dispregiative (ad esempio il termine greco "barbari", che significa balbuzienti). Al di fuori del proprio gruppo tribale non vi sono che "stranieri, uomini di sott"ordine, sporchi e volgari, se non addirittura non-uomini: bestie pericolose o fantasmi". (Claude Lévi-Strauss, Il pensiero selvaggio, Il Saggiatore, 1964, p. 184). Oggi il criterio discriminante è più spesso la cultura (stili di vita, credenze, tradizioni, storia, etc.):si dovrebbe perciò preferire l'espressione culturocentrismo. Il principio etnocentrico non viene più dichiarato nei documenti ufficiali (come quelli di Hitler e di Peron) ma viene praticato attraverso l'esportazione dei modelli economici e dei valori culturali dell'Occidente progredito nel Terzo Mondo involuto. Un"attualizzazione dell'etnocentrismo è il pregiudizio eurocentrico o, se ci si vuole riferire ai modelli di consumo, l'americanismo. Paradossalmente l'etnocentrismo può coesistere con l'accresciuto interesse delle persone giovani e scolarizzate verso i popoli degli altri continenti, probabile atteggiamento di risposta alla crescente omologazione a uno stile di vita "occidentale". Degli altri popoli si sa di più e si può vedere di più (viaggi, TV, libri); questi movimenti volontari verso le altre culture, non portano ad una eliminazione automatica dei pregiudizi razziali, dei campanilismi e degli atteggiamenti etnocentrici.(Umberto Melotti, voce Etnocentrismo, in Guido Bolaffi, Sandro Gindro, Tullio Tentori (a cura di),Dizionario delle diversità, Liberal Libri, 1998, pp. 122-123)